(tratto dal D&F di D. Vanoli)
A TU PER TU CON IL NUOVO
PARROCO DI CERNUSCO Lunedì 20 novembre. Don Alfredo incontra per la prima volta il consiglio pastorale da poco eletto dai parrocchiani. Un incontro particolare, senza nessuna scaletta o argomento caldo da affrontare: conoscenza reciproca, le impressioni, come e cosa lavorare… Come parroco ritrova un suo consiglio pastorale dopo 5 anni, visto che in questi ultimi anni ha preferito addossarsi lui le responsabilità della parrocchia di Rodano. Trova un coadiutore e ha sottolineato come la situazione di Cernusco sia allo stesso tempo anomala e fortunata, con due preti su 3.800 abitanti: ma avverte subito: “Dovrete abituarvi a stare anche senza prete; fra qualche anno non ci sarà più il coadiutore e magari il parroco dovrete contendervelo con un’altra parrocchia”. Il dibattito si è sviluppato sulle impressioni avute, su piccoli episodi esemplificativi, per far trasparire in pieno le idee di don Alfredo, soprattutto sulla casa parrocchiale e l’oratorio. Un appunto allo stile e al senso di questo consiglio: chiarezza e dibattito anche con scontro di idee, purché lo scambio sia leale e vero; l’obiettivo dei consiglieri non è quello di decidere insieme al parroco, ma di consigliarlo, quindi la responsabilità sarà unicamente sua; di essere microfono in mezzo alla gente e riportare i loro pareri e le loro richieste, con l’atteggiamento di chi costruisce qualcosa per la propria comunità. Ed è questo il suo stile: senza peli sulla lingua, con la battuta sempre pronta e la voglia di mettersi in gioco in prima persona. Ma per conoscerlo meglio ho preferito fare una chiacchierata a mo’ di intervista, un’occasione alternativa alla parola mensile del parroco. Don Alfredo, qual è la prima opinione che si è fatta di Cernusco? Quanto di positivo ho rilevato è stata la possibilità di relazione, che però deve diventare cogli anni realtà concreta. Il territorio è molto vasto e ci sono molte persone; è da vedere quante di queste sono terreno fertile per il futuro della nostra parrocchia. Com’è stato l’impatto di passare dalla città alla Brianza? E’ stato come tornare a casa, a Oreno dove ho vissuto la mia infanzia e adolescenza. La mia storia ormai più o meno la si conosce: e gli ultimi vent’anni nelle periferia di Milano sono stati di grandi avversioni: il prete era ed è tuttora uno come tanti che magari non serve. Quindi è chiaro che devo tornare ad abituarmi a un’altra vita di parrocchia. Com’è la realtà di Rodano? E’ una realtà degli anni ‘70, che solo ora è divenuta paese con strutture aggregative. Quando sono arrivato non c’erano anziani, solo gente che lavorava e la realtà giovanile era disgregata. Pensa, avrò celebrato una cinquantina di funerali. Qui mi occupavo di tutto: l’oratorio è un luogo d’incontro e di lavoro per produrre che si autosostiene; infatti parrocchia e oratorio vivono sulle proprie mani, e per questo c’è un’appartenenza alla comunità trasversale: credenti e non credenti. La realtà giovanile? E’ una realtà non legata al territorio, dove c’è un forte dislivello tra chi studia e chi no. C’è una sorta di crisi del volontariato, con forte ribasso soprattutto tra gli anni 2000 e 2004, ma ora in netta ripresa. Com’è andato il saluto domenica a Rodano? E’ stato un saluto molto toccante con gente che piangeva; sono riusciti anche a sorprendermi: ne sono rimasto proprio felice. Ho voluto io che il cambiamento, questo passaggio a Cernusco fosse veloce: per questo mi sistemerò da oggi qui anche a dormire così non avrò ancora grossi legami con Rodano, se non qualche ora la mattina. E’ un bene per tutti. Mi hanno scritto in molti: sono stati dieci anni intensi, 9 e 4 mesi per l’esattezza, visto che il cardinale mi ha chiamato 8 mesi prima del previsto. E ora nella Parrocchia di Cernusco? Ormai è un mese che vengo ogni giorno, i primi mesi in incognito, per osservare la realtà parrocchiale. Vedremo insieme e col tempo cosa fare, guardando anche dei mezzi di cui disponiamo. Quel che Dio vorrà… Sicuramente l’oratorio sarà il primo luogo d’intervento. Sistemeremo al meglio la casa parrocchiale e dobbiamo cercare di gestire al meglio i numerosi luoghi di cui dispone la parrocchia. Non è facile amministrare l’economia di questa realtà, quindi bisogna stabilire e gestire bene le uscite ordinarie e appunto la gestione dei locali. Faccio qualche esempio per farmi capire: va messo un bagno in chiesa di libero accesso e controllato è un’esigenza fondamentale. Poi ci sono tante cose a cui sto pensando, ma arriverà il suo tempo. Distribuire un foglio settimanale con gli avvisi, mettendo ordine a partire dalle bacheche: la gente deve essere informata e capire gli appuntamenti. Altri cambiamenti che ho fatto sono legati alla liturgia: il leggio dell’ambone è troppo alto, è una barriera comunicativa e andrà sostituito; dopo la proclamazione del vangelo, c’è il canto ‘Dopo il vangelo’, e un minuto di silenzio per riflettere prima dell’omelia. La prima omelia del 1 Novembre Il calore, la cordialità e la folta presenza di persone con i quali sono stato accolto domenica scorsa (3 dicembre), restano scritti nel mio cuore e impressi negli occhi : mi stimolano ad accrescere l'impegno per questa comunità, che da qualche settimana è anche la "mia comunità". Il solenne ingresso di domenica sancisce una reciproca appartenenza, il forte legame reso stabile non solo dalla volontà umana, bensì anche dalla comune fiducia nel Signore Gesù. Lui è il primo e più grande motivo della nostra convivenza, con Lui dobbiamo pregare il Padre, su di Lui aprire il confronto perchè la fede sia ora più salda, ora più consapevole, ora più caparbiamente cercata. Rinnovo i sentimenti di gratitudine a tutte le Autorità Civili, dalle quali ho ricevuto un caldo benvenuto; a don Gaudenzio e a tutto l'oratorio, dai ragazzi agli educatori ai collaboratori che hanno pensato e gestito l'evento; al Consiglio Pastorale, dal quale mi attendo un robusto affiancamento; agli occhioni sgranati dei bimbi della Scuola Materna, alle loro Insegnanti e alle Suore; agli Alpini, alla Banda, al Coro, al folto Gruppo dei Chierichetti,. . . beh insomma, a chi ha avuto la bontà di esserci!. Don Alfredo
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