Attività dal 28 Gennaio al 4 Febbraio

   
     

   

   

   
     

IL 16 AGOSTO 1815 AI BECCHI, UNA PICCOLA FRAZIONE DI CASTELNUOVO D'ASTI NASCEVA

Giovanni Bosco

la sua è stata una vita interamente spesa per i giovani, per la loro formazione umana e spirituale.

Tra le tante, brillanti idee di don Bosco, ricordiamo questa: a 17 anni - nel 1832 - tra i suoi
compagni di scuola, formò un gruppo e - come dice lui stesso - "…lo battezzammo società dell'allegria;
il nome fu indovinato, perché…........................”

Ispirati da don Bosco lanciamo: the joy company 
Una settimana in cui, con la benedizione di Gesù, vogliamo che la gioia sia piena, grande, contagiosa!

C'è un segreto, che rende possibile vivere nella gioia: essere amici di Dio, confidando nella sua
Provvidenza, invocandola in ogni occasione.

Il verbo della gioia, si coniuga con quello della fiducia e con il tempo della preghiera!

Essere Joy Company è possibile...! 

Nella sua "autobiografia" così don Bosco scrive: 

« Nelle prime quattro classi dovetti imparare a mie spese a trattare con i compagni. Li avevo divisi mentalmente in tre categorie: buoni, indifferenti, cattivi. I cattivi, appena conosciuti, li evitavo assolutamente e sempre. Gli indifferenti li avvicinavo se ce n era bisogno e li trattavo con cortesia. I buoni cercavo di farmeli amici, li trattavo con familiarità.

All'inizio, in città non conoscevo nessuno. Tenevo quindi una certa distanza con tutti. Dovetti tuttavia lottare per non diventare lo schiavetto di nessuno. Qualcuno voleva portarmi in un teatro, un altro a giocare a soldi, un terzo a nuotare nei torrenti. Un tizio voleva arruolarrni in una banda che faceva man bassa di frutta negli orti e nella campagna. Un tale fu cosi sfacciato da invitarmi a rubare un oggetto prezioso alla mia padrona.

Mi sono liberato da tutti questi squallidi compagni evitando rigorosamente la loro compagnia man mano che scoprivo di che pasta erano fatti. A tutti dicevo che mia madre mi aveva affidato alla padrona di casa, e che per amore di mia madre non potevo andare da nessuna parte senza il permesso della signora Lucia.

Questa mia volontaria dipendenza dalla signora Lucia mi procurò anche un utile finanziario. Vedendo che poteva fidarsi di me, mi affidò suo figlio. Era di carattere irrequieto, gli piaceva moltissimo il gioco, pochissimo lo studio. Anche se frequentava una classe superiore alla mia, sua madre mi pregò di dargli ripetizioni. Lo trattai come un fratello. Con gentilezza, giocando con lui, riuscii a portarlo in chiesa a pregare. Nello spazio di sei mesi cambiò. A scuola riuscì ad accontentare i professori e a prendere buoni voti. La madre fu così contenta che mi condonò la pensione mensile.

Quelli che avevano cercato di fanni partecipare alle loro squallide imprese, a scuola erano un disastro. Così cominciarono a rivolgersi a me in maniera diversa: mi chiedevano la carità di prestare loro il tema svolto, la traduzione fatta.

Il professore, venuto a conoscere la faccenda, mi rimproverò severamente. «La tua è una carità falsa - mi disse -, perché incoraggi la loro pigrizia. Te lo proibisco assolutamente».

Cercai una maniera più corretta per aiutarli. Spiegavo ciò che non avevano capito, li mettevo in grado di superare le difficoltà più grosse. Mi procurai in questa maniera la riconoscenza e l'affetto dei miei compagni. Cominciarono a venire a cercarmi durante il tempo libero per il compito, poi per ascoltare i miei racconti, e poi anche senza nessun motivo.

Formammo una specie di gruppo, e lo battezzammo Società dell'Allegria. Il nome fu indovinato, perché ognuno aveva l'impegno di organizzare giochi, tenere conversazioni, leggere libri che contribuissero all'allegria di tutti. Era vietato tutto ciò che produceva malinconia, specialmente la disobbedienza alla legge del Signore. Chi bestenimiava, pronunciava il nome di Dio senza rispetto, faceva discorsi cattivi, doveva andarsene dalla Società.
Mi trovai così alla testa di un gran numero di giovani. Di comune accordo fissammo un regolamento semplicissimo: 

1.         Nessuna azione, nessun discorso che non sia degno di un cristiano.

2.         Esattezza nei doveri scolastici e religiosi.

Questo avvenimento mi diede una certa celebrità... »