A gloria della beatificazione di don Carlo Gnocchi mostra sulla sua vita dall’8 al 15 novembre nella cappella dell’ Oratorio San Luigi

coro “Grigna” dell’Ass. Naz. Alpini di Lecco con la presenza straordinaria di don Bazzarri
14 novembre ore 21:00 - presso sala cine-teatro “San Luigi”

 

Il giovane don Gnocchi: poeta, musicista, artista

La beatificazione di don Carlo Gnocchi è avvenuta domenica 25 ottobre in piazza Duomo, a Milano

La beatificazione di don Carlo Gnocchi  ha posto sotto i riflettori la figura del "papà dei mutilatini", la sua vita senza soste e il suo amore per i piccoli. Si citano spesso l'irrequietezza d'animo negli anni appena successivi all'ordinazione, il periodo da cappellano degli alpini e la ritirata di Russia, il desiderio ardente di dar vita ad un'opera di carità, la fondazione da lui creata che ne ha raccolto l'eredità. Meno noti sono invece gli anni monzesi di don  Carlo, quando il giovane studiò presso il seminario arcivescovile di Monza, in piazza Trento e Trieste, per poi ricevere l'ordinazione nel 1925. E' il periodo in cui si formò il don Gnocchi sacerdote e iniziò a germogliare in lui il progetto di dedicare la sua vita alla carità. Ne dava viva testimonianza il cardinale Giovanni Colombo, arcivescovo di Milano dal 1963 al 1979, suo compagno di studi e di preghiere in seminario, che così lo ricordava nel discorso commemorativo in occasione del sesto anniversario della morte. "Don Gnocchi aveva una sensibilità singolare, per cui aveva un'intuizione caratteristica nel capire i sentimenti altrui, nel condividerli.  A me sembrava, allora che lo guardavo stupito, ammirato, che avesse un dono particolare di capire gli uomini in mezzo ai quali viveva o doveva vivere. Don Carlo coltivava una particolare passione per l'arte  allora  la storia dell'arte non era prescritta dai programmi ministeriali per i licei classici, ma egli vi si appassionava di sua iniziativa - Era attratto anche dalla musica (unico organista del seminario) e dalla letteratura. Tanto che mi era sorto il dubbio che don Carlo non fosse fatto più per essere un'artista che per essere sacerdote, se la sua vocazione più vera, più profonda, non fosse quella del poeta. Il dubbio venne dissipato quando,  nei corridoi del seminario monzese, mi avvicinò per farmi leggere "Le osservazioni sulla morale cattolica" di Manzoni. Quelle righe dicevano che nell'atto di carità del più sprovveduto tra gli uomini c'è una nobiltà e un'eccellenza che supera quella che si riscontra nella più alta speculazione del filosofo o nel più alto progetto d'opera d'arte del poeta o dell'artista. Don Gnocchi vibrava nel farmi leggere quelle pagine, e allora ho capito che aveva chiaramente, profondamente, irrevocabilmente deciso di mettersi senza riserve e senza titubanze nella sequela di Cristo per dare al mondo l'amore. Lì compresi che la vocazione più profonda di Carlo era il sacerdozio, che era nato esclusivamente per questo. La strada era tracciata già dal seminario: messo di fronte alla sensibilità e alla bellezza, e dall'altra parte alla carità, don Gnocchi ha scelto la carità. Ha scelto l'amore, perché gli uomini hanno sì bisogno di bellezza e di consolazione, ma soprattutto hanno bisogno d'amore!”

                                                                                                                              Carluccio, da  Avvenire