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C’era una volta
e non tanto tempo fa,
il Natale.
Quando i balocchi
lasciavano il passo
al profumo d’agrumi maturi,
a ruvide manciate di frutta secca
ed al sapore, fragrante, di pane bianco.
Una bambola di porcellana
faceva capolino, per un sol giorno,
agli occhi di piccole donne
che per sognare d’essere mamme
lasciavano le fatiche dei campi
e le tavolozze dei bachi da seta.
Un pollo lesso d’eccezione,
accantonava sul desco affollato,
il biondo aspetto dell’amica polenta.
Suonava la campana della messa del mattino,
mantenendo il suo canto amico
sino al Vespro, consumato nella stalla
tra storie arcane e misteriose.
S’intrecciavan, poi, preghiere
per tingere il grigio cielo d’inverno
dei caldi colori dell’arcobaleno.
E all’ombra del baffuto patriarca,
piccoli figli benedetti,
rannicchiati sulla paglia,
assaporavano la gioia
e lo stupore del vivere beato,
all’infinito.
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