8 Novembre 2009 -
n° 124
9 LUNEDÌ
- Dedicazione della Basilica Lateranense
* 8:30 S. Messa (+ Pedrazzini
Giuseppe)
* 16:30
Catechesi 1^ e 2^ elementare
* 18:00
BENEDIZIONE DELLA FAMIGLIA: via S. Dionigi (solo numeri
dispari), Cavigiolo, Puecher
Moscoretto (solo
numeri 2 e tutti i dispari)
* 21:00 Incontro Caritas in casa
parrocchiale
* 21:00 Prove del Coro in sala
Santa Rita
10 MARTEDÌ
- S. Leone Magno, papa e dottore della Chiesa
OGGI: il Gruppo Ecologico
raccoglie CARTA
(piu forti del
cattivo tempo, tu dacci una mano... GRAZIE)
* 8:30 S. Messa (i.o. per vivi
e defunti)
* 16:00
in sala cine-teatro: incontro con don Mazzi
“...un’ora di
discussione e scambio sulla gioia e la preoccupazione
dell’essere genitori (e dell’essere figli!) oggi
* 16:30
Catechesi 5^ elementare e 1^ media
* 18:00
BENEDIZIONE DELLA FAMIGLIA: via S. Dionigi (solo n° 2 e
4), Moscoretto (solo n° 4)
11 MERCOLEDÌ - S.
Martino di Tours, vescovo
OGGI: il Gruppo Ecologico
raccoglie ROTTAME
(piu forti del
cattivo tempo, tu dacci una mano... GRAZIE)
* 9:30 S. Messa (+ fam. Bolis e
Gargantini - - Dell’Orto Carolina)
* 16:15
Catechesi 3^ e 4^ elementare
* 17:45
Allenamenti di pallavolo “under 12” presso la palestra
delle scuole medie
* 18:00
BENEDIZIONE DELLA FAMIGLIA: via Alpini n° 1 e 5
* 20:45
Catechesi adolescenti
* 21:00 Prove del Coro in sala
Santa Rita
12 GIOVEDÌ
- S. Giosafat, vescovo e martire
* 16:30 S. Messa nella cappella
dell'oratorio (+ fam. Brugora - - Corneo Giovanni)
* 18:00
BENEDIZIONE DELLA FAMIGLIA: via Alpini n° 7 e 9
13 VENERDÌ
- S. Francesca Cabrini, vergine
* 8:30 S. Messa (+ Ravasio
Teresa e sorelle - - padre Cesare Corneo)
* 17:45
Allenamenti di pallavolo “under 12” presso la palestra
delle scuole medie
* 18:00
Catechesi 2^ e 3^ media segue convivenza e cena per la
3^ media
* 21:00
calcio cat. OPEN: G.S. San Luigi C - Colle Brianza C
14 SABATO
-
OGGI, a partire dalle ore 15:30,
verrà portata l’ACQUA BENEDETTA
alle famiglie di via
PERGOLESI
* 15:00
pallavolo “UNDER 12”: G.S. San Luigi - Pagnano
* 16:30
SPORTELLO CARITAS presso la casa parrocchiale
* 18:00 S. Messa domenicale
vigiliare (+ Bonanomi Felice, Antonia e Rosa - - Panzeri
Giorgio - - Vergani Luigi)
* 18:30
calcio cat. OPEN: G.S. San Luigi D - A.S.O. Calò B
* 21:00
presso il salone cine-teatro “San Luigi”: coro “Grigna”
dell’Ass. Naz. Alpini di Lecco
15
DOMENICA - PRIMA DI AVVENTO
* 8:00 S. Messa (+ Ferrario
Armando e suor Ambrogina)
* 10:30 S. Messa (+ fam. Panzeri
Angelo e Angela - - defunti della Classe 1929)
* 14:30 in oratorio: prove del
teatro di Natale
* 15:30 nella cappella
dell’oratorio: recita del Santo Rosario
* 16:00
FILM: Il mio vicino Totoro
* 18:00 S. Messa (+ Baroni
Pasquale e Crippa Giovanna)
* 21:00
FILM: Terra Madre
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“QUELLA CROCE RAPPRESENTA TUTTI”
Le parole di questo
titolo non sono mie, bensì campeggiavano su una pagina
di giornale a firma di Natalia Ginzburg.
Le convinzioni espresse dall’Autrice nell’articolo (qui
riportato solo in piccola parte, per ragioni di spazio)
non sono
- a mio parere - completamente condivisibili; tuttavia
sono altamente significative. Ci resta poi da scoprire
se quanto
successo in settimana sia frutto dell’ideologia,
dell’idiozia o del calcolo economico di un’Europa sempre
più figlia di nessuno.
dal quotidiano: l'Unità, del 22 marzo 1988
“Dicono che il crocifisso deve
essere tolto dalle aule della scuola. Il nostro è uno
stato laico che non ha diritto di imporre che nelle aule
ci sia il crocifisso. La signora Maria Vittoria
Montagnana, insegnante a Cuneo, aveva tolto il
crocefisso dalle pareti della sua classe. Le autorità
scolastiche le hanno imposto di riappenderlo. Ora si sta
battendo per poterlo togliere di nuovo, e perché lo
tolgano da tutte le classi nel nostro Paese.
Per quanto riguarda la sua propria classe, ha pienamente
ragione. Però a me dispiace che il crocefisso scompaia
per sempre da tutte le classi. Mi sembra una perdita.
Tutte o quasi tutte le persone che conosco dicono che va
tolto. Altre dicono che è una cosa di nessuna
importanza.
Se fossi un insegnante, vorrei che nella mia classe non
venisse toccato. Ogni imposizione delle autorità è
orrenda, per quanto riguarda il crocefisso sulle pareti.
Non può essere obbligatorio appenderlo. Però secondo me
non può nemmeno essere obbligatorio toglierlo. Un
insegnante deve poterlo appendere, se lo vuole, e
toglierlo se non vuole.
Dovrebbe essere una libera scelta. Sarebbe giusto anche
consigliarsi con i bambini. Se uno solo dei bambini lo
volesse, dargli ascolto e ubbidire. A un bambino che
desidera un crocefisso appeso al muro, nella sua classe,
bisogna ubbidire. Il crocifisso in classe non può essere
altro che l'espressione di un desiderio. I desideri,
quando sono innocenti, vanno rispettati.
Il crocifisso non insegna nulla. Tace. E' l'immagine
della rivoluzione cristiana, che ha sparso per il mondo
l'idea dell'uguaglianza fra gli uomini fino allora
assente.
La rivoluzione cristiana ha cambiato il mondo. Vogliamo
forse negare che ha cambiato il mondo? Sono quasi
duemila anni che diciamo "prima di Cristo" e "dopo
Cristo". O vogliamo forse smettere di dire così?
Il crocifisso non genera nessuna discriminazione. È muto
e silenzioso. C'è stato sempre. Per i cattolici, è un
simbolo religioso. Per altri, può essere niente, una
parte del muro.
Dicono che da un crocifisso appeso al muro, in classe,
possono sentirsi offesi gli scolari ebrei. Perché mai
dovrebbero sentirsene offesi gli ebrei? Cristo non era
forse un ebreo e un perseguitato, e non è forse morto
nel martirio, come è accaduto a milioni di ebrei nei
lager?
Il crocifisso è il segno del dolore umano. La corona di
spine, i chiodi, evocano le sue sofferenze. La croce che
pensiamo alta in cima al monte, è il segno della
solitudine nella morte. Non conosco altri segni che
diano con tanta forza il senso del nostro umano destino.
Il crocifisso fa parte della storia del mondo...”
Natalia Ginzburg
breve BIOGRAFIA
dell’Autrice
Natalia Levi nasce a Palermo il 14
luglio 1916 da famiglia ebraica di origine triestina. Il
padre, Giuseppe Levi, professore universitario, e i suoi
tre fratelli verranno imprigionati e processati per
antifascismo. Trascorre a Torino l'infanzia e
l'adolescenza in uno stato di profonda emarginazione,
che la induce a trovare una fonte di evasione proprio
nella scrittura. Nel 1938 sposa Leone Ginzburg (col cui
cognome firmerà in seguito tutte le sue opere), docente
universitario di letteratura russa e collaboratore di
Giulio Einaudi nella casa editrice fondata nel 1933. Dal
'40 al '43 vive in un paesino dell'Abruzzo, dove il
marito, dirigente della cospirazione antifascista
clandestina, è stato mandato al confino. Nel 1983 viene
eletta al Parlamento, come indipendente nelle liste del
Pci. Muore a Roma tra il 6 e il 7 ottobre 1991.
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a gloria della
beatificazione di don Carlo Gnocchi mostra sulla sua
vita
da domenica 8 a domenica 15 novembre
nella cappella dell’ Oratorio San Luigi
- la visita,
gratuita, è possibile negli orari di apertura
dell’oratorio-
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LA
SOBRIETÀ PASTORALE
Lettera da Nevers
Cari fratelli e sorelle,
colui che ama, fa tutto senza fatica, oppure ama la sua
fatica. Per la maggior gloria di Dio, l'importante non è
fare tanto, ma farlo bene (Bernadetta Soubirous,
Quaderno delle note intime).
Nell'anno dedicato a Santa Bernadetta, dopo il Giubileo
di Lourdes del 2008, la sosta sulle sponde della Loira,
a Nevers, era quasi doverosa. Il Convento di
Sainr-Gildard custodisce, praticamente intatte, in una
cappella di fianco al coro, le spoglie della piccola
veggente dei Pirenei. Impressiona vedere Bernadetta
nell'urna, come addormentata, minuta, col volto segnato
dal mistero dell'innocenza, radiosa di semplicità e di
beatitudine. Impressiona soprattutto dopo aver letto
qualcosa della sua storia, gravida di prove, di
incomprensioni, di sofferenze fisiche e morali:
umanamente non ci sì aspetterebbe di raccogliere da una
vita tanto tormentata frutti così abbondanti di letizia
e di luce.
Straordinario e ordinario nella
vita di Bernadetta
Nella sua vita mi è sembrato di
riconoscere, almeno in parte, qualche somiglianza con i
due tempi della vita pubblica di Gesù. Gli anni di
Lourdes, vissuti nella povertà, da illetterata,
sostenuta da un vivo senso della fede, furono sconvolti
dalle diciotto apparizioni della Signora di Massabielle.
Furono anni turbolenti e straordinari, di prove e
contrasti, ma anche di inimmaginabile risveglio della
fede popolare e di devozione per la vergine Maria.
Bernadetta avverti in seguito, all'età di 22 anni, la
chiamata divina a nascondersi e a dedicare tutta la
propria esistenza al servizio dei poveri, dei malati,
dei sofferenti. Ebbe modo così di condurre una vita
claustrale del tutto ordinaria, senza privilegi, anzi
spesso con umiliazioni e in un clima di diffidenza, cui
seguì, negli ultimi anni di malattia, l'ultima
umiliazione: quella di non poter più fare nulla se non
offrire la propria sofferenza. Di quest'ultima parte
ordinaria della sua breve vita, Pio XI riconobbe e
proclamò lo straordinario della santità.
La sobrietà pastorale
Che cosa suggerisce l'esperienza di
Bernadetta al nostro volto di Chiesa, al cammino del
nuovo anno? Nella mia mente è tornato più volte
l'appello alla "sobrietà pastorale".
È questo un tema sul quale vorrei riflettere con tutti
voi, sia con quanti partecipano alla vita della comunità
cristiana condividendo le celebrazioni liturgiche, la
preghiera, le iniziative caritative, formative,
ricreative, sia con quanti dedicano per queste
iniziative passione, tempo ed energie.
Mi pare che l'appello alla sobrietà pastorale sia da
intendere anzitutto come un'esortazione a riscoprire il
valore della pastorale ordinaria: la celebrazione della
Messa, la predicazione, la confessione, la catechesi, la
celebrazione dei sacramenti, la disponibilità nel
bisogno all'accoglienza, all'ascolto e al dialogo, alla
carità e alla condivisione. Sono fermamente convinto che
la pastorale ordinaria, laddove è vissuta con cura,
intelligenza e amore raccoglie frutti straordinari di
consolazione per chi semina e per chi accoglie. Quell'insistenza
di tanti sacerdoti, durante le Assemblee sinodali del
clero, sull'importanza dell'immersione nel quotidiano e
della prossimità alla vita ordinaria della gente mi pare
che ci chieda di rimettere al centro della nostra
attenzione proprio l'esercizio della pastorale
ordinaria.
Come intendere allora la
sobrietà pastorale?
Puntare sull'essenziale
Raccogliamo l'invito a custodire la
misura nei mezzi, nei tempi e nello stile del nostro
agire di chiesa, senza inseguire "effetti speciali",
senza misurarci sui numeri o sui risultati, ma
privilegiando la cura della vita ordinaria e in essa
delle relazioni umane con le persone.
La giusta misura chiede in primo luogo che si punti
sull'essenziale della vita cristiana e quindi della
pastorale, secondo la forte parola di Gesù rivolta a
Marta, e in lei a tutti noi: «Marta, Marta, tu ti
affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola
c'è bisogno» (Luca 10,41-42). O ancora: «Cercate il
Regno di Dio e la sua giustizia; il resto vi sarà dato
in aggiunta» (Matteo 6,33). E l'unum necessarium è il
Regno di Dio, il Vangelo che salva, l'amore
misericordioso del Signore, la fede e la carità.
E puntare sull'essenziale significa la saggezza e il
coraggio di onorare l'ordine delle priorità, con
l'inevitabile conseguenza di non introdurre iniziative
pastorali nuove, di sospenderne o ridimensionarne altre,
anche se sinora tradizionali, legate alle consuetudini
locali, gradite e persino reclamate dalla gente.
Ma questo non è affatto semplice. Talvolta non è
indolore nella vita delle nostre comunità: diventa
allora necessario un supplemento di chiarezza e di
responsabilità, da un lato per evitare di cadere
nell'arbitrio di alcuni e dall'altro lato per giungere a
decisioni e scelte condivise in seguito ad un
discernimento comunitario.
In questa prospettiva occorrerà, in diverse situazioni,
anche "fare meno". Ma se questo avviene nella logica
dell'essenziale e delle priorità, salvaguardando
insieme, nel servizio pastorale, una qualità umana nella
vita delle comunità cristiane e un annuncio sereno e
gioioso del Vangelo, il "fare meno non sarà mai fine a
se stesso o peggio segno di inerzia e di pigrizia, ma
solo condizione per "fare meglio e fare insieme".
Fare meglio
È l'amore che mettiamo in ogni
nostra attività a rendere testimonianza del Vangelo di
Gesù in modo persuasivo e credibile. Solo quando le
persone, incontrate grazie alla pastorale ordinaria, sì
sentono accolte, comprese e amate, allora l'annuncio del
Vangelo può entrare e incarnarsi nella loro vita e
divenire via e fonte di luce e di salvezza.
Questa attenzione alla persona chiede tempo e coraggio,
chiede investimento personale nella relazione. Nelle mie
visite alle comunità preferisco dedicare mezza giornata
ad incontrare una sola parrocchia, celebrando senza
fretta la liturgia e salutando personalmente coloro che
lo desiderano, piuttosto che accelerare tutto per
soddisfare due o tre inviti. A distanza di anni non mi
sono ancora pentito di questa scelta.
"Fare meglio" significa puntare sulla qualità evangelica
e culturale delle proposte: pensate e preparate con
cura, intelligenza e passione; sul calore umano
dell'ambiente: che sia un vero tessuto comunitario vivo,
comunicativo, solidale e fraterno; soprattutto sulla
efficacia spirituale: si dovrebbe tornare a casa dopo
ogni attività pastorale abbondantemente nutriti di
Vangelo e arricchiti dei frutti dello Spirito: amore,
gioia, pace, bontà, mitezza... (cfr Calati 5,22).
Fare insieme
Dobbiamo riconoscere che siamo
ancora affetti da un eccesso di individualismo: tanti,
nelle nostre comunità, sono capaci di dedizioni
esemplari e di realizzazioni stupende, ma faticano a
muovere un passo non appena si tratta di uscire dal
proprio schema e di collaborare con altri su di un
progetto concordato e condiviso. È necessario, da parte
di tutti, imparare a lavorare insieme: siamo troppo
impreparati. Perché non dare fiducia all'altro, non
valorizzare ciascuno per il dono che possiede e può
offrire agli altri? E invece troppe energie restano
latenti e sterili nelle nostre comunità per mancanza di
iniziativa nel riconoscerle e nel proporle o per
indisponibilità a lasciare spazio ad altri.
Fare insieme è più difficile, chiede intelligenza,
tempo, pazienza, umiltà, carità. Fare insieme è però più
evangelico. In particolare chi ha un compito di guida in
una comunità dovrebbe essere il primo a saper lavorare
insieme agli altri ed essere consapevole che il proprio
servizio non può essere all'insegna del dover fare tutto
e arrivare dappertutto, ma all'insegna del suscitare
numerose collaborazioni responsabili, indirizzandole
armoniosamente al bene della comunità e al servizio del
Vangelo.
Lo stile della sinodalità e della comunione
corresponsabile ci spalanca alla Chiesa del nuovo
millennio!
La via della potatura
Vorrei tornare ancora un momento su
un particolare della vita di Bernadetta: la potatura che
dovette affrontare per l'impedimento a parlare delle
apparizioni prima, e poi a servire i poveri e i malati
a causa delle sue stesse condizioni di salute. Una
"sobrietà" che non scelse, ma che le fu imposta dalla
vita, una "potatura" però attraverso la quale portò un
frutto assolutamente insperato: quello della sua
santità. «Ogni tralcio che porta frutto, (il Padre) lo
pota perché porti più frutto» (Giovanni 15,2).
Anche nella nostra vita, proprio là dove si
desidererebbe offrire al Signore, alla sua Chiesa, al
bene di ogni uomo quanto di meglio la nostra umanità,
con le sue doti e la sua passione per il Vangelo può
costruire, accade talora di subire una potatura: la
salute, gli accadimenti della vita, le necessità della
Chiesa conducono altrove. Seguire il Signore significa
allora entrare con lui nel giardino della spogliazione.
Bernadetta ci insegna che in questa "potatura" è davvero
possibile sperimentare una misteriosa e straordinaria
vicinanza del Signore Crocifisso e Risorto e così
imparare da lui a portare frutti sovrabbondanti per vie
che non conosciamo.Anche come Chiesa siamo spesso
condotti per vie che non conosciamo, costretti a
"sobrietà" non scelte, chiamati a divenire piccolo seme
nascosto nella terra e destinato a morire. Non è forse
questa la via del cuore di Gesù, la via della Pasqua? In
un mondo assai preoccupato per l'immagine, l'esibizione
di sé e il risultato tangibile, ci conceda il Signore di
meditare e trarre frutto da "un modello di santità
cristiana spoglia di bagliori, di opere e di scienza,
solo concentrata nella radice del Vangelo, nell'amore
che Dio offre e attende di ricevere" (R. Laurentin).
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Don Antonio Mazzi
martedì 10 novembre
ore 16:00 presso il sala cine-teatro “San Luigi”
incontro con il presbitero e scrittore,
impegnato in attività per il recupero di
tossicodipendenti fondatore della Comunità Exodus
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