La quarta domenica di Quaresima segna l’esatta metà del cammino

Se abbiamo preso sul serio questo tempo di conversione, ora è il momento buono per fare una verifica: possiamo cogliere qualche suggerimento.

Innanzitutto occorre interrogarsi circa la mortificazione, parola non tanto tenera perché indica chiaramente il "mettere a morte", fare qualcosa che produce la morte. Istintivamente pensiamo di "eliminare" tutto ciò che ci da fastidio, in realtà la mortificazione tocca ciò che ci piace - e tanto anche! -, ma che ci fa male perché cattivo. La mortificazione ci aiuta a cancellare il gusto per il male, l’abuso, il superfluo cui il nostro benessere ci ha abituato. Come va?

In positivo, occorre verificare la preghiera: i 40 giorni rimandano al deserto, ma non alla solitudine: l’assenza di tutte le "distrazioni" (letteralmente: da tutto ciò che ti tira da tutte le parti, ti separa da ciò che realmente sei) è a vantaggio di un’attrazione, di quell’incontro che porta l’uomo di fronte a Dio. Preghi tu?

Ancora - poiché l’intimità con Dio non è solo sguardi, ma anche gesti - occorre interrogarsi sulla carità. Non bisogna fermarsi alla disquisizione "se faccio qualcosa", ma avere il coraggio di inoltrarsi nella delicata considerazione del "se faccio abbastanza", dove appunto l’unità di misura diventa il bisogno dell’altro, piuttosto che la sbrigativa sistemazione della mia coscienza lassa.

A mo’ di conclusione, facciamo un pensierino a Satana: abituati come siamo a immaginarlo con coda, forcone e corna, è ovvio e intelligente essere consapevoli che non esiste; in realtà lui, vestito della festa, lavato e profumato, ammicca un sorriso e ci sollecita a non perdere tempo con le banalità. quelle - appunto - di cui abbiamo appena parlato. Ecco servita la trappola: noi ci lasciamo prendere dalla tentazione che ci vuole ben nutriti, aggrappati alle tante cose da fare, imprenditori del nostro benessere e ... rovinati per l’eternità!