Padre Daniele Cambielli

Cernusco Lombardone, 3 Giugno 2013 

Carissimo Don Alfredo

Eccoti qualche riga...secondo la richiesta di questa mattina. 

Il mio incontro con l’Istituto Saveriano Missioni Estere (Missionari Saveriani) è avvenuto così. Eravamo nell’estate del 1964, io lavoravo alla Nucleo Vision nei pressi di Vidardo.Il mio direttore spirituale, don Lino Magenes, doveva recarsi a Piacenza per farsi fare un nuovo abito talare. Mi invitò a seguirlo e mi presentò ai Saveriani di là. Incontrai Padre Vitella: alto, barba rossa (non so se con riferimenti anche al famoso imperatore), proveniente dal Burundi. Ebbi una strana impressione della casa dei Saveriani: piuttosto fatiscente, un po’ simile al luogo del mio primo lavoro dopo il diploma di perito industriale, a Milano nei pressi della Stazione Centrale, alla CET.  Tornai a casa con il presentimento che sarei capitato proprio lì nonostante il luogo non mi piacesse, proprio come luogo del mio primo impegno.

Un paio di giorni dopo, di ritorno a casa per il pranzo, nell’intervallo di lavoro, trovai a casa mia Padre Lorenzo Fontana, reduce da 26 anni di Cina, cacciato da Mao e soci e in quel momento rettore della casa di Desio per Vocazioni Adulte (si diceva anche “Tardive”, ma in effetti il termine non mi era troppo simpatico). Il padre fece subito bellissima impressione ai miei genitori, un po’ meno a me (anche se in seguito ho potuto gustare la grandezza umana e spirituale di questo uomo umanissimo e geniale)… Nell’ottobre dello stesso anno, ancora convalescente dall’operazione di appendicite acuta, entravo dai Saveriani. Fu mio papà a portarmi a Parma con la nostra seicento di seconda mano: partecipammo alla festa per l’ordinazione dei nuovi sacerdoti saveriani e poi, da Parma, tutti a Desio (cioè tutti i giovani di vocazione adulta). 

Dunque un incontro fatto di piccole, banali sorprese … Un sistema particolarmente divino per prendere in trappola. E devo dire che in questa trappola mi sento estremamente bene. Nel giro di un mesetto dal mio arrivo a Desio, la notizia bomba dell’uccisione di tre Saveriani in Congo: tristezza e… grande senso di riconoscenza a Dio e di fierezza: ero diventato parte di una famiglia che aveva i suoi MARTIRI!

 Ora io sono a Jakarta, nel nostro Prenoviziato (e Noviziato). Non lavoro direttamente in una parrocchia anche se aiuto periodicamente per corsi biblici e in particolare sul Vangelo (ora stiamo approfondendo il vangelo di Matteo: siamo arrivati alla fine del capitolo 13. Riprenderemo dopo il mio ritorno in Indonesia a fine luglio).

La mia avventura spirituale si svolge in gran parte all'interno del nostro Prenoviziato con i prenovizi che vengono da diverse parti dell'Indonesia.

 Continuiamo ad avere la graziosa possibilità di sperimentare quella "convivialità della differenze" che è il sogno e l'utopia del Vangelo: che cioè il mondo diventi l'unica famiglia dei figli di Dio, fratelli che si fanno seminatori di speranza e costruttori di pace.

 L'avventura di questo anno di Prenoviziato è fondamentalmente quella di fare un lungo viaggio interiore, verso le profondità dell'io per scoprirne bellezza e problemi ed accettare se stessi come dono che continua a crescere. Bisogna anche accertarsi, nella fede, che diventare Saveriani è l'attrazione più profonda e vera della loro persona. È un modo per diventare parte dell'opera che Dio fa continuamente: di crearci e di chiamarci alla pienezza di umanità che Lui vede possibile in noi...

 Io sono a Jakarta dall'Agosto del 1999,quando fui inviato a prendere il posto di un nostro padre morto in seguito ad una operazione al cuore a Singapore. 

In precedenza ero stato sei anni a Padang nella commissione dei giovani di quella Diocesi, che va dall'arcipelago delle isole Mentawai, a ovest di Sumatera Occidentale, nell'Oceano Indiano, fino alle isole dello stretto di Malacca (oltre 1.000 Km da un estremo all’altro della Diocesi).  Invece nei sedici anni precedenti ero stato nelle isole Mentawai.

Quindi le traiettoria è stata: dagli indigeni delle foreste mentawaiane, ai giovani della Diocesi di Padang, agli aspiranti sacerdoti e fratelli coadiutori saveriani indonesiani.

Senza che lo sapessi, ho vissuto una lunga preparazione ad accompagnare il cammino di questi ultimi giovani verso il sacerdozio e la loro missione al mondo. Una preparazione non progettata da me, ma lassù c’è Qualcuno che per davvero ne sa una più del diavolo !!

 Prima di venire in Indonesia, dopo avere terminato gli  studi di teologia a Parma nel giugno del 1971, ero stato incaricato di lavorare per MANI TESE  nell’Emilia Romagna e Marche. Nel 1971 avevo potuto seguire due corsi a Parigi per prepararmi a questo compito. Nel 1973 avevo visitato le missioni dei Saveriani in Burundi e Zaire (Congo) per vedere un po' come i progetti finanziati da Mani Tese stessero funzionando.

Alla fine del 1975, dopo avere seguito un corso di circa tre mesi di lingua inglese a Londra, sono partito per l'Indonesia, e così il 29 dicembre di quest’anno si compiranno i miei primi 38 anni di Indonesia: più della metà della mia vita, visto che sono nato il 26 luglio 1942 e avevo 33 anni quando arrivai in Indonesia.

 Gli anni indonesiani sono stati abbastanza intensi. Alle isole Mentawai ho potuto mettere assieme un vocabolario con sei delle loro lingue (là si parla il Mentawaiano anche nelle celebrazioni liturgiche) e diversi dati della loro cultura, credenze ecc.

 Nel 1984-85 sono stato a Manila per nove mesi per partecipare a un corso all'EAPI (East Asian Pastoral Institute) e anche un corso di Cura Pastorale per i malati in uno degli ospedali di Manila.

Alla fine del 1984 ho ricevuto la Cittadinanza Indonesiana, per la quale avevo fatto applicazione nel 1981, cioè quando avevo raggiunto il quorum di almeno cinque anni di permanenza in Indonesia.

 Quando torno in Italia uso il Passaporto indonesiano: cittadino di S. Angelo, di Parma, di Cernusco, dell'Indonesia ... del Mondo ??? E, se va tutto bene, mi accodo alla speranza di essere … concittadino dei Santi: cosa che è poi privilegio di noi tutti.

 Ciao.

                                                                               Padre Daniele Cambielli