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Il 5 maggio abbiamo trascorso
una domenica insieme. Genitori e bambini di
1a e 2a elementare.
Erano presenti 47 adulti (il 60% circa delle famiglie invitate): 28 mamme, 19 papà: più che soddisfacente la partecipazione. Due sono stati i filoni lungo i quali si è sviluppato l'incontro: la fede e i suoi segni esterni; i sacramenti (quindi il rapporto ecclesiale con Dio) e la preghiera (rapporto personale). A proposito del primo ambito diciamo che la fede e l'interesse per essa sembra esserci, anzi è abbondante. Tenuto conto che il questionario era anonimo, non abbiamo ragione di credere che ci siano state risposte "condizionate". Esiste un’ area non grande (ma che tende ad allargarsi) dove l'attenzione a questo argomento è vicina allo zero, o ridotta alle necessità contingenti (i sacramenti per i figli). Dov'è il "puncum dolens"? È la formazione; siamo tutta gente che ama guidare la Ferrari, ma non abbiamo preso la patente... Inoltre siamo, spesso senza ragione, su posizioni di difesa (chissà cosa ha in testa il prete... mi sento inquisito .. mio figlio non merita questo trattamento ...). La fede diventa come un oggetto desiderato, ma mai cercato seriamente. Appunto: siamo sprovveduti sugli argomenti più impegnativi, perché manchiamo nel "gustare-vivere-possedere" quelli illuminanti (ex. sono in difficoltà a parlare di morte e "derivati" perché non conosco-non riesco ad incontrare-non accetto, se non come banale notizia ritrita - la risurrezione di Gesù, unica realtà [non principio, non ragionamento] che fonda la certezza dell'agire nell'oggi e la speranza nel futuro per l'uomo. Qualche volta siamo fermi ad una fede "da bambino", non quella lodata da Gesù nel Vangelo, ma proprio quella ricevuta, bistrattata e dimenticata da piccoli. Anche chi non l'ha persa lungo la strada e la nutre solo con la Messa, incorre in un pò di presunzione "di sapere", che espone al rischio dei dottori saccenti che circondavano Gesù. Il secondo ambito è quello sacramentale. Si nota un forte contrasto tra i sacramenti: Eucaristia (che noi chiamiamo abitualmente Messa) e Riconciliazione (che chiamiamo anche Confessione). Qui è un pò come mettersi a tavola senza lavarsi le mani, o con la coscienza erronea che siano pulite! Forse abbiamo una fede troppo autoreferenziale (chiusa nel privato, come starebbe ad indicare l'alta percentuale di persone che comunque afferma di pregare), che non ha bisogno del confronto intimo, quello che scava oltre le comode convinzioni personali che ci permettono di vivere facendo un pò come vogliamo. Abbiamo detto che la preghiera personale e il segno di croce non mancano. Pecchiamo di incoerenza: sai che stai bene col partner se curi il rapporto quotidianamente, se parli, se lo guardi negli occhi per tutto il tempo necessario, ma sai anche che non ti devi chiudere in casa, perchè la relazione col mondo è fondamentale...; ma per accogliere il dono di Dio, per incontrare Gesù, per lasciarsi guidare dallo Spirito, non si cura il rapporto con la Chiesa, non c'è tempo, non rientra nelle priorità (pur ritenendolo importante... !!!): è un partner scomodo, prende troppo tempo e - comunque - non è così indispensabile. C'è una parola che ogni tanto ripetiamo agli adolescenti: osare! In tutte le sue sfaccettature, da quelle che coinvolgono la decisione volontaria e ragionata a quelle viscerali, che spingono a procedere senza motivazioni esplicite. Osare di credere. Osare di portare la fede nelle decisioni quotidiane. Osare di affidarsi oltre ogni motivazione. È grande l'ambito della crescita: noi siamo cristiani in forza del Battesimo ricevuto; noi viviamo da cristiani perché abbracciamo la follia della croce di Gesù. Questo possiamo pensare, facendo il segno di croce.
Una bella giornata, un buon gruppo di adulti, un onesto guardarsi in faccia che - auspicio - lascerà il segno! dA |