dal 9 al 15 Novembre 2009

8 Novembre 2009   -   n° 124

9 LUNEDÌ - Dedicazione della Basilica Lateranense
            *          8:30     S. Messa (+ Pedrazzini Giuseppe)
            *          16:30   Catechesi  1^ e 2^ elementare
            *          18:00   BENEDIZIONE DELLA FAMIGLIA: via S. Dionigi (solo numeri dispari), Cavigiolo, Puecher
                                   Moscoretto (solo numeri 2 e tutti i dispari)

            *          21:00   Incontro Caritas in casa parrocchiale
            *          21:00   Prove del Coro in sala Santa Rita 

10 MARTEDÌ - S. Leone Magno, papa e dottore della Chiesa
                                   OGGI: il Gruppo Ecologico raccoglie CARTA
                                   (piu forti del cattivo tempo, tu dacci una mano... GRAZIE)

            *          8:30     S. Messa (i.o. per vivi e defunti)
            *          16:00   in sala cine-teatro: incontro con don Mazzi
                                   “...un’ora di discussione e scambio sulla gioia e la preoccupazione dell’essere genitori (e dell’essere figli!) oggi

            *          16:30   Catechesi  5^ elementare e 1^ media
            *          18:00   BENEDIZIONE DELLA FAMIGLIA: via S. Dionigi (solo n° 2 e 4), Moscoretto (solo n° 4)

11 MERCOLEDÌ - S. Martino di Tours, vescovo
                                   OGGI: il Gruppo Ecologico raccoglie ROTTAME
                                   (piu forti del cattivo tempo, tu dacci una mano... GRAZIE)

            *          9:30     S. Messa (+ fam. Bolis e Gargantini - - Dell’Orto Carolina)
            *          16:15   Catechesi  3^ e 4^ elementare
            *          17:45   Allenamenti di pallavolo “under 12” presso la palestra delle scuole medie
            *          18:00   BENEDIZIONE DELLA FAMIGLIA: via Alpini n° 1 e 5
            *          20:45   Catechesi  adolescenti
            *          21:00   Prove del Coro in sala Santa Rita 

12 GIOVEDÌ - S. Giosafat, vescovo e martire
            *          16:30   S. Messa nella cappella dell'oratorio (+ fam. Brugora - - Corneo Giovanni)
            *          18:00   BENEDIZIONE DELLA FAMIGLIA: via Alpini n° 7 e 9 

13 VENERDÌ - S. Francesca Cabrini, vergine
            *          8:30     S. Messa (+ Ravasio Teresa e sorelle - - padre Cesare Corneo)
            *          17:45   Allenamenti di pallavolo “under 12” presso la palestra delle scuole medie
            *          18:00   Catechesi  2^ e 3^ media segue convivenza e cena per la 3^ media
            *          21:00   calcio cat. OPEN: G.S. San Luigi C - Colle Brianza C 

14 SABATO -
                                   OGGI, a partire dalle ore 15:30, verrà portata l’ACQUA BENEDETTA
                                   alle famiglie di via PERGOLESI

            *          15:00   pallavolo “UNDER 12”: G.S. San Luigi - Pagnano
            *          16:30   SPORTELLO CARITAS presso la casa parrocchiale
            *          18:00   S. Messa domenicale vigiliare (+ Bonanomi Felice, Antonia e Rosa - - Panzeri Giorgio - - Vergani Luigi)
            *          18:30   calcio cat. OPEN: G.S. San Luigi D - A.S.O. Calò B
            *          21:00   presso il salone cine-teatro “San Luigi”: coro “Grigna” dell’Ass. Naz. Alpini di Lecco 

15 DOMENICA - PRIMA DI AVVENTO
            *          8:00     S. Messa (+ Ferrario Armando e suor Ambrogina)
            *          10:30   S. Messa (+ fam. Panzeri Angelo e Angela - - defunti della Classe 1929)
            *          14:30   in oratorio: prove del teatro di Natale
            *          15:30   nella cappella dell’oratorio: recita del Santo Rosario
            *          16:00   FILM: Il mio vicino Totoro
            *          18:00   S. Messa (+ Baroni Pasquale e Crippa Giovanna)
            *          21:00   FILM: Terra Madre

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“QUELLA CROCE RAPPRESENTA TUTTI”

Le parole di questo titolo non sono mie, bensì campeggiavano su una pagina di giornale a firma di Natalia Ginzburg.
Le convinzioni espresse dall’Autrice nell’articolo (qui riportato solo in piccola parte, per ragioni di spazio) non sono
- a mio parere - completamente condivisibili; tuttavia sono altamente significative. Ci resta poi da scoprire se quanto
successo in settimana sia frutto dell’ideologia, dell’idiozia o del calcolo economico di un’Europa sempre più figlia di nessuno.   
         
dal quotidiano: l'Unità, del 22 marzo 1988  

“Dicono che il crocifisso deve essere tolto dalle aule della scuola. Il nostro è uno stato laico che non ha diritto di imporre che nelle aule ci sia il crocifisso. La signora Maria Vittoria Montagnana, insegnante a Cuneo, aveva tolto il crocefisso dalle pareti della sua classe. Le autorità scolastiche le hanno imposto di riappenderlo. Ora si sta battendo per poterlo togliere di nuovo, e perché lo tolgano da tutte le classi nel nostro Paese.
Per quanto riguarda la sua propria classe, ha pienamente ragione. Però a me dispiace che il crocefisso scompaia per sempre da tutte le classi. Mi sembra una perdita. Tutte o quasi tutte le persone che conosco dicono che va tolto. Altre dicono che è una cosa di nessuna importanza.
Se fossi un insegnante, vorrei che nella mia classe non venisse toccato. Ogni imposizione delle autorità è orrenda, per quanto riguarda il crocefisso sulle pareti. Non può essere obbligatorio appenderlo. Però secondo me non può nemmeno essere obbligatorio toglierlo. Un insegnante deve poterlo appendere, se lo vuole, e toglierlo se non vuole.
Dovrebbe essere una libera scelta. Sarebbe giusto anche consigliarsi con i bambini. Se uno solo dei bambini lo volesse, dargli ascolto e ubbidire. A un bambino che desidera un crocefisso appeso al muro, nella sua classe, bisogna ubbidire. Il crocifisso in classe non può essere altro che l'espressione di un desiderio. I desideri, quando sono innocenti, vanno rispettati.
Il crocifisso non insegna nulla. Tace. E' l'immagine della rivoluzione cristiana, che ha sparso per il mondo l'idea dell'uguaglianza fra gli uomini fino allora assente.
La rivoluzione cristiana ha cambiato il mondo. Vogliamo forse negare che ha cambiato il mondo? Sono quasi duemila anni che diciamo "prima di Cristo" e "dopo Cristo". O vogliamo forse smettere di dire così?
Il crocifisso non genera nessuna discriminazione. È muto e silenzioso. C'è stato sempre. Per i cattolici, è un simbolo religioso. Per altri, può essere niente, una parte del muro.
Dicono che da un crocifisso appeso al muro, in classe, possono sentirsi offesi gli scolari ebrei. Perché mai dovrebbero sentirsene offesi gli ebrei? Cristo non era forse un ebreo e un perseguitato, e non è forse morto nel martirio, come è accaduto a milioni di ebrei nei lager?
Il crocifisso è il segno del dolore umano. La corona di spine, i chiodi, evocano le sue sofferenze. La croce che pensiamo alta in cima al monte, è il segno della solitudine nella morte. Non conosco altri segni che diano con tanta forza il senso del nostro umano destino. Il crocifisso fa parte della storia del mondo...” 
Natalia Ginzburg  

breve BIOGRAFIA dell’Autrice  

Natalia Levi nasce a Palermo il 14 luglio 1916 da famiglia ebraica di origine triestina. Il padre, Giuseppe Levi, professore universitario, e i suoi tre fratelli verranno imprigionati e processati per antifascismo. Trascorre a Torino l'infanzia e l'adolescenza in uno stato di profonda emarginazione, che la induce a trovare una fonte di evasione proprio nella scrittura. Nel 1938 sposa Leone Ginzburg (col cui cognome firmerà in seguito tutte le sue opere), docente universitario di letteratura russa e collaboratore di Giulio Einaudi nella casa editrice fondata nel 1933. Dal '40 al '43 vive in un paesino dell'Abruzzo, dove il marito, dirigente della cospirazione antifascista clandestina, è stato mandato al confino. Nel 1983 viene eletta al Parlamento, come indipendente nelle liste del Pci. Muore a Roma tra il 6 e il 7 ottobre 1991.


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a gloria della beatificazione di don Carlo Gnocchi mostra sulla sua vita
da domenica 8 a domenica 15 novembre nella cappella dell’ Oratorio San Luigi
 - la visita, gratuita, è possibile negli orari di apertura dell’oratorio-

 

 

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 LA SOBRIETÀ PASTORALE

Lettera da Nevers
Cari fratelli e sorelle, 
colui che ama, fa tutto senza fatica, oppure ama la sua fatica. Per la maggior gloria di Dio, l'importante non è fare tanto, ma farlo bene (Bernadetta Soubirous, Quaderno delle note intime).
 Nell'anno dedicato a Santa Bernadetta, dopo il Giubileo di Lourdes del 2008, la sosta sulle sponde della Loira, a Nevers, era quasi doverosa. Il Convento di Sainr-Gildard custodisce, praticamente intatte, in una cappella di fianco al coro, le spoglie della piccola veggente dei Pirenei. Impressiona vedere Bernadetta nell'urna, come addormentata, minuta, col volto segnato dal mistero dell'innocenza, radiosa di semplicità e di beatitudine. Impressiona soprattutto dopo aver letto qualcosa della sua storia, gravida di prove, di incomprensioni, di sofferenze fisiche e morali: umanamente non ci sì aspetterebbe di raccogliere da una vita tanto tormentata frutti così abbondanti di letizia e di luce.

 Straordinario e ordinario nella vita di Bernadetta 

Nella sua vita mi è sembrato di riconoscere, almeno in parte, qualche somiglianza con i due tempi della vita pubblica di Gesù. Gli anni di Lourdes, vissuti nella povertà, da illetterata, sostenuta da un vivo senso della fede, furono sconvolti dalle diciotto apparizioni della Signora di Massabielle. Furono anni turbolenti e straordinari, di prove e contrasti, ma anche di inimmaginabile risveglio della fede popolare e di devozione per la vergine Maria.
Bernadetta avverti in seguito, all'età di 22 anni, la chiamata divina a nascondersi e a dedicare tutta la propria esistenza al servizio dei poveri, dei malati, dei sofferenti. Ebbe modo così di condurre una vita claustrale del tutto ordinaria, senza privilegi, anzi spesso con umiliazioni e in un clima di diffidenza, cui seguì, negli ultimi anni di malattia, l'ultima umiliazione: quella di non poter più fare nulla se non offrire la propria sofferenza. Di quest'ultima parte ordinaria della sua breve vita, Pio XI riconobbe e proclamò lo straordinario della santità.

 La sobrietà pastorale 

Che cosa suggerisce l'esperienza di Bernadetta al nostro volto di Chiesa, al cammino del nuovo anno? Nella mia mente è tornato più volte l'appello alla "sobrietà pastorale".
È questo un tema sul quale vorrei riflettere con tutti voi, sia con quanti partecipano alla vita della comunità cristiana condividendo le celebrazioni liturgiche, la preghiera, le iniziative caritative, formative, ricreative, sia con quanti dedicano per queste iniziative passione, tempo ed energie.
Mi pare che l'appello alla sobrietà pastorale sia da intendere anzitutto come un'esortazione a riscoprire il valore della pastorale ordinaria: la celebrazione della Messa, la predicazione, la confessione, la catechesi, la celebrazione dei sacramenti, la disponibilità nel bisogno all'accoglienza, all'ascolto e al dialogo, alla carità e alla condivisione. Sono fermamente convinto che la pastorale ordinaria, laddove è vissuta con cura, intelligenza e amore raccoglie frutti straordinari di consolazione per chi semina e per chi accoglie. Quell'insistenza di tanti sacerdoti, durante le Assemblee sinodali del clero, sull'importanza dell'immersione nel quotidiano e della prossimità alla vita ordinaria della gente mi pare che ci chieda di rimettere al centro della nostra attenzione proprio l'esercizio della pastorale ordinaria.

Come intendere allora la sobrietà pastorale? 

Puntare sull'essenziale 

Raccogliamo l'invito a custodire la misura nei mezzi, nei tempi e nello stile del nostro agire di chiesa, senza inseguire "effetti speciali", senza misurarci sui numeri o sui risultati, ma privilegiando la cura della vita ordinaria e in essa delle relazioni umane con le persone.
La giusta misura chiede in primo luogo che si punti sull'essenziale della vita cristiana e quindi della pastorale, secondo la forte parola di Gesù rivolta a Marta, e in lei a tutti noi: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c'è bisogno» (Luca 10,41-42). O ancora: «Cercate il Regno di Dio e la sua giustizia; il resto vi sarà dato in aggiunta» (Matteo 6,33). E l'unum necessarium è il Regno di Dio, il Vangelo che salva, l'amore misericordioso del Signore, la fede e la carità.
E puntare sull'essenziale significa la saggezza e il coraggio di onorare l'ordine delle priorità, con l'inevitabile conseguenza di non introdurre iniziative pastorali nuove, di sospenderne o ridimensionarne altre, anche se sinora tradizionali, legate alle consuetudini locali, gradite e persino reclamate dalla gente.
Ma questo non è affatto semplice. Talvolta non è indolore nella vita delle nostre comunità: diventa allora necessario un supplemento di chiarezza e di responsabilità, da un lato per evitare di cadere nell'arbitrio di alcuni e dall'altro lato per giungere a decisioni e scelte condivise in seguito ad un discernimento comunitario.
In questa prospettiva occorrerà, in diverse situazioni, anche "fare meno". Ma se questo avviene nella logica dell'essenziale e delle priorità, salvaguardando insieme, nel servizio pastorale, una qualità umana nella vita delle comunità cristiane e un annuncio sereno e gioioso del Vangelo, il "fare meno non sarà mai fine a se stesso o peggio segno di inerzia e di pigrizia, ma solo condizione per "fare meglio e fare insieme".

Fare meglio 

È l'amore che mettiamo in ogni nostra attività a rendere testimonianza del Vangelo di Gesù in modo persuasivo e credibile. Solo quando le persone, incontrate grazie alla pastorale ordinaria, sì sentono accolte, comprese e amate, allora l'annuncio del Vangelo può entrare e incarnarsi nella loro vita e divenire via e fonte di luce e di salvezza.
Questa attenzione alla persona chiede tempo e coraggio, chiede investimento personale nella relazione. Nelle mie visite alle comunità preferisco dedicare mezza giornata ad incontrare una sola parrocchia, celebrando senza fretta la liturgia e salutando personalmente coloro che lo desiderano, piuttosto che accelerare tutto per soddisfare due o tre inviti. A distanza di anni non mi sono ancora pentito di questa scelta.
"Fare meglio" significa puntare sulla qualità evangelica e culturale delle proposte: pensate e preparate con cura, intelligenza e passione; sul calore umano dell'ambiente: che sia un vero tessuto comunitario vivo, comunicativo, solidale e fraterno; soprattutto sulla efficacia spirituale: si dovrebbe tornare a casa dopo ogni attività pastorale abbondantemente nutriti di Vangelo e arricchiti dei frutti dello Spirito: amore, gioia, pace, bontà, mitezza... (cfr Calati 5,22).

Fare insieme 

Dobbiamo riconoscere che siamo ancora affetti da un eccesso di individualismo: tanti, nelle nostre comunità, sono capaci di dedizioni esemplari e di realizzazioni stupende, ma faticano a muovere un passo non appena si tratta di uscire dal proprio schema e di collaborare con altri su di un progetto concordato e condiviso. È necessario, da parte di tutti, imparare a lavorare insieme: siamo troppo impreparati. Perché non dare fiducia all'altro, non valorizzare ciascuno per il dono che possiede e può offrire agli altri? E invece troppe energie restano latenti e sterili nelle nostre comunità per mancanza di iniziativa nel riconoscerle e nel proporle o per indisponibilità a lasciare spazio ad altri.
Fare insieme è più difficile, chiede intelligenza, tempo, pazienza, umiltà, carità. Fare insieme è però più evangelico. In particolare chi ha un compito di guida in una comunità dovrebbe essere il primo a saper lavorare insieme agli altri ed essere consapevole che il proprio servizio non può essere all'insegna del dover fare tutto e arrivare dappertutto, ma all'insegna del suscitare numerose collaborazioni responsabili, indirizzandole armoniosamente al bene della comunità e al servizio del Vangelo.
Lo stile della sinodalità e della comunione corresponsabile ci spalanca alla Chiesa del nuovo millennio! 

La via della potatura 

Vorrei tornare ancora un momento su un particolare della vita di Bernadetta: la potatura che dovette affrontare per l'impedimento a parlare delle apparizioni prima, e poi a servire i poveri e  i malati a causa delle sue stesse condizioni di salute. Una "sobrietà" che non scelse, ma che le fu imposta dalla vita, una "potatura" però attraverso la quale portò un frutto assolutamente insperato: quello della sua santità. «Ogni tralcio che porta frutto, (il Padre) lo pota perché porti più frutto» (Giovanni 15,2).
Anche nella nostra vita, proprio là dove si desidererebbe offrire al Signore, alla sua Chiesa, al bene di ogni uomo quanto di meglio la nostra umanità, con le sue doti e la sua passione per il Vangelo può costruire, accade talora di subire una potatura: la salute, gli accadimenti della vita, le necessità della Chiesa conducono altrove. Seguire il Signore significa allora entrare con lui nel giardino della spogliazione. Bernadetta ci insegna che in questa "potatura" è davvero possibile sperimentare una misteriosa e straordinaria vicinanza del Signore Crocifisso e Risorto e così imparare da lui a portare frutti sovrabbondanti per vie che non conosciamo.Anche come Chiesa siamo spesso condotti per vie che non conosciamo, costretti a "sobrietà" non scelte, chiamati a divenire piccolo seme nascosto nella terra e destinato a morire. Non è forse questa la via del cuore di Gesù, la via della Pasqua? In un mondo assai preoccupato per l'immagine, l'esibizione di sé e il risultato tangibile, ci conceda il Signore di meditare e trarre frutto da "un modello di santità cristiana spoglia di bagliori, di opere e di scienza, solo concentrata nella radice del Vangelo, nell'amore che Dio offre e attende di ricevere" (R. Laurentin).

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Don Antonio Mazzi

martedì 10 novembre ore 16:00 presso il sala cine-teatro “San Luigi” incontro con il  presbitero e scrittore,
impegnato in attività per il recupero di tossicodipendenti fondatore della Comunità Exodus